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Visualizzazione dei post da ottobre, 2020

Sogno

Sogno di un viaggio, in una notte inquieta nel cammino, in una notte inquieta nel cammino, in una notte inquieta nel cammino. La strada è un miraggio, in una notte inquieta nel cammino, in una notte inquieta nel cammino, in una notte inquieta nel cammino. Cerco la mia lei attraverso le stelle, ma non trovo che in me un solo incanto, il tempo passato mi da la via ma inseguo me stesso in questo cielo Sogno di un viaggio, in una notte inquieta nel cammino, in una notte inquieta nel cammino, in una notte inquieta nel cammino. Stregato dal nulla vago perenne, nel vuoto che un amore m’ha donato, il tempo passato mi da la via, ma inseguo me stesso in questo cielo che mi ha già ingannato. Sogno di un viaggio, in una notte inquieta nel cammino, in una notte inquieta nel cammino, in una notte inquieta nel cammino. La strada è un miraggio, in una notte inquieta nel cammino, in una notte inquieta nel cammino, in una notte inquieta nel cammino. Il me stesso che trovavo scompare, (in una notte

Lavori in corso

I. Se perdendo cotanto del tuo senno, non trovi strada che non porti ad esso e cerchi, la vita che resta, al cenno, dimenticando te stesso e indefesso... II. Di chi coglie dal viso la paura, e fabbrica un sorriso che è di ferro, sulla loro sorte, più cruda, pura, edifica e costruisci ben a sterro... III. Reca a loro il luogo dell’isteria, lasciali al cordoglio della lor vita, spingi oltre, dove giace, la follia, e misura il lor passo dove invita… IV. Sentirai gemere stolte ragioni, rivedrai nel tempo che li sgomenta, nel passare di, inutili, Stagioni, l’insana gioia che poi li tormenta… V. Al tratto della vita che il Mito pone come senso d’un patto innominato, da un Essere che, da noi, poi ripone, ma non dona altro che ciò che è stato, VI. quel dimenarsi che l’orgoglio alterna di sovente in mente e qui morale: della Natura, che in vero, qui governa, e lascia al bene un raffinato male… VII. Produci poi la speme del dissenso, e troverai prigioni molto in voga, costruendo, senza tre

Un soffio vermiglio nel vento

I. E se io fossi com'è nel pianto che induce e in esso incarnassi ogni dì che riduce? In quanto mi illudo, soavemente alludo, per così dire, a ciò che va' e desolatamente gravida il mimo astuto, gran maestro d'ogni arte e simmetria d'ogni vita..., forse chiamerei, ma conoscerei il dono della consolazione? Vedrei il provvidente che ad ogni dì rende ed in sua presenza la sua stessa evanescenza? Direi che il silenzio è il grappolo maturo oltre il ramo, è il frutto che attende in sua mano fra appigli e lacrime, senza che esso possa darsi a soddisfare l'amarezza. Eppoi mi chiederei, come, perché mai, quando continuare a sorridere affinché lieve e docile un viso mostri resa? II. Ma se io fossi com'è nel riso, divertito e compiaciuto, ma proiezione d'ogni dove, inappagato, insoddisfatto, l'emanazione, come dire, d'ego ed es, che trovandolo si attende, dove vedrei l'idilliaco amare di Dei mai vissuti? Di un unico sempre acceso e già vivente, che verte a